lunedì 5 marzo 2007

Crisi di rigetto


Sto leggendo Crypto, di Dan Brown.
Non so perchè l'ho fatto.

Mi sarei dovuto fermare subito dopo il Codice Da Vinci, come ci si attenderebbe da ogni essere pensante.

No, non mi è bastato: un po' mi vergogno, ma devo confessarvi che ho letto, qualche mese e pochi libri dopo, anche Angeli e Demoni (uno dei peggiori che abbia mai affrontato, con tanto di salvataggio finale dopo caduta da un aereo che potrebbe essere giudicato un po' forzato anche dagli autori di Mission Impossible e irrealistico persino per i cartoni animati dello Squadrone Avvoltoi di Dick Dastardly).

Quando si tira troppo la corda, prima o poi si rompe (e io mi sono rotto, casomai non si fosse capito).

Fortuna che esiste la terapia Calvino.



Non è la prima volta che mi capita, ho già fatto cose simili, per esempio, con Valerio Evangelisti e il suo Eymerich o con Frank Herbert e Dune - in quest'ultimo caso, in effetti, il primo libro della saga è proprio bello: sono i successivi, che avrei preferito non conoscere.

A mia parziale discolpa vorrei dire che, almeno nei casi citati, c'è effettivamente qualcosa che ti fa venir voglia di dargli un'altra possibilità, c'è dell'inventiva, della capacità.
Che resta una promessa, purtroppo, al reiterarsi dei tentativi.

E così, eccomi cercare qualcosa che tolga questo gusto di amaro.

Se vedete qualcosa che sembra un saggio scritto da Italo Calvino e che non ho ancora letto, avvisatemi, per favore: non riesco a resistere, è quasi più godibile che sui racconti e sui romanzi.

Se lo leggete per Palomar o per le Cosmicomiche, non abbiamo, evidentemente, gli stessi gusti: anzi, dopo un po', pur essendo dei giochi straordinari, li trovo pure un po' noiosi.

Già il Castello dei destini incrociati è su un'altro livello, pur partendo da principi simili.

Il primo libro di questo autore che ho letto è il primo che lui ha scritto: Il sentiero dei nidi di ragno.

Ero ai tempi del liceo e mi stavano bombardando con la Resistenza. Mi avevano fatto partecipare a conferenze sull'argomento, non potevo girarmi senza vedere un partigiano, ci facevano pure fare dei concorsi letterari.
Arrivano le vacanze estive: la prof. di lettere ci affibia quel testo come compitino, anticipandoci che è la lettura di quel periodo con gli occhi di un bambino.

L'ho guardato per giorni, da lontano, prima di avere il coraggio di avvicinarmi.
L'ho aperto e ho letto l'introduzione scritta da non ricordo chi e sono tornato alle mie vacanze.

L'ho iniziato e l'ho finito in poche ore, tutto d'un fiato. Bellissimo.

Pochi giorni dopo compravo Il cavaliere inesistente. Fortunatissima scelta, anche rispetto agli altri antenati. Un breve romanzo quasi perfetto e in totale armonia, a mio parere, con quanto espresso nelle Lezioni Americane, nonostante tutti gli anni di distanza.

Ma, come dicevo, è quando diventa serio che il suo genio si esprime, forse, al meglio.

Non ho potuto resistere alla sua rilettura dell'Orlando Furioso.
Certamente sa il fatto suo, quando ci spiega Perchè leggere i classici.
Ho dovuto comprare la sua raccolta di Fiabe Italiane(cofanetto in 3 volumi, con la scusa che mi sarebbero serviti per i miei bimbi), dopo essermi sbranato Sulla Fiaba.

Ma le Lezioni Americane ve le consiglio in diretta antitesi alla paranoia da cospirazioni globali di Dan Brown.

Parla di valori da salvare nella letteratura del nostro millenio.

Ora, è meglio che non stiate scrivendo un blog, quando vi rileggete questo saggio.
Perchè è facile criticare gli altri, ma come la mettiamo quando cercate di verificare se i vostri post saranno ricordati nelle antologie scolastiche dei prossimi secoli?

Dunque, vediamo...

LEGGEREZZA
E', evidentemente,
sottrazione di peso [...] alla struttura del racconto e al linguaggio.

L'intervento cita pure il software, per farmi capire che l'ha scritto proprio per me
Le macchine ci sono ancora, ma obbediscono a bit senza peso.

Voi che non vi perdete neppure uno dei miei post sapete bene che non ho chances, in questa direzione: mettiamoci Una pietra sopra (altro titolo di altra opera di Calvino: sarà un caso?).

RAPIDITA'

Nello
scarno riassunto [...] tutto è lasciato all'immaginazione e la rapidità della successione dei fatti dà un senso di ineluttabilità.

Fortunatamente per me aggiunge:
non voglio dire che la rapidità sia un valore in sè: il tempo narrativo può essere anche ritardante o cuclico o immobile.

Poi, però, rincara la dose:
Un ragionamento veloce non è necessariamente migliore d'un ragionamento ponderato; tutt'altro, ma comunica qualcosa di speciale che sta proprio nella sua sveltezza.

Ma mi salva ancora:
La rapidità dello stile e del pensiero vuol dire soprattutto agilità, mobilità, disinvoltura: tutte qualità che si accordano con una scrittura pronta alla divagazione

e mi fermerei qui, fintanto che pareggio, su questo punto (sapendo di forzare un tantino l'interpretazione...).
Comunque, non poteva sapere, nel 1985, che avremmo sentito l'urgente bisogno di promuovere la prima giornata mondiale della lentezza, lo scorso 19 febbraio.

ESATTEZZA
State certamente pensando che su questo punto me la caverò, perchè sono un preciso (mi pare di aver sentito qualcuno di voi dire 'rompiballe', mentre scrivevo 'preciso', ma mi sono certo sbagliato).
Temo di dovervi deludere, perchè si tratta di:
1. disegno dell'opera ben definito e calcolato

E fin qui: questi post, in realtà, sono più studiati di quanto possa sembrare
2. l'evocazione di immagini visuali nitide, incisive, memorabili

Temo non valga considerare le foto e i filmati allegati, purtroppo (che, tra l'altro, non sono neppure miei)
3. un linguaggio il più preciso possibile come lessico e come resa delle sfumature del pensiero e dell'immaginazione
Dovrei evitare varianti dagli argomenti tecnici, voi che ne pensate?

VISIBILITA'
facoltà umana fondamentale: il potere di mettere a fuoco visioni a occhi chiusi, di far scaturire colori e forme dall'alineamento di caratteri alfabetici neri su una pagina bianca, di pensare per immagini.
Beh, qui dovete dirmelo voi: senza considerare i jpg che illustrano i miei post, la loro lettura vi ispira immagini? "Vedete solo rosso, con gli occhi iniettati di sangue"? ... ahem ...

MOLTEPLICITA'
romanzo contemporaneo come enciclopedia, come metodo di conoscenza, e soprattutto come rete di connessione tra i fatti, tra le persone, tra le cose del mondo

Beh, senza paragonarmi a Gadda, direi che, non per merito mio, ma per come è fatta Internet, grazie alla Wikipedia ed allo stesso concetto di blog, ci siamo (cosa stava leggendo Tim Berners-Lee, al CERN, tra il 1991 ed il 1992?).
O no?
Certo che se mi commentaste qualche post, la connessione tra le persone sarebbe pure meglio.

Riassumendo: dopo questa analisi mi sono autoconvinto che sia giusto continuare a scrivere questo blog, almeno finchè non riuscirete a far smettere di scrivere i suoi libri a Dan Brown (tanto, se io ottengo un 2/5 risicato, nel confronto con le Lezioni, se lui supera l'1/5 inoltro protesta formale).

Bye

    Depa

P.S.: le mie scuse a Calvino, per aver mal citato il suo straordinario lavoro, per averlo interpretato secondo le mie esigenze e per aver qui selezionato solo pochi dei titoli di cui ho veramente molto goduto

1 commento:

Anonimo ha detto...

Per cronica mancanza di tempo, mi sono fermato al corsivo inziale: sottoscrivo con giudizio fantozziano.
Direi che anche il mondo del lavoro dei romanzieri è pieno di ingiustizie...