martedì 6 marzo 2007

Timeo Danaos et dona ferentis



Oggi non sono di buon umore, quindi cercherò di trasmettervi questa sensazione, possibilmente cercando di farvi arrabbiare.

Parole crociate. 4 orizzontale, 10 lettere. Definizione: SOA senza A.
Beh, facile: "WebDueZero" (Web 2.0).

Ovvero, là fuori c'è un sacco di gente che vuole fornirvi servizi.
Talvolta pure gratis.
E la piattaforma giusta è proprio quella che volete implementare, proprio nel linguaggio che avete sempre sostenuto.
Visto che avevate sempre avuto ragione voi, alla fine?

Perchè, nonostante la provocazione, non vi state alterando?
Non l'avete capita? (l'introduzione a SOA la potete trovate in un mio post di qualche giorno fa, se vi serve).

E perchè anche se alcuni stanno diventando viola in volto, non sto meglio?
Forse aveva ragione un mio amico: 'mal comune, gaudio zero'...



Torniamo a fare i bravi, almeno per un momento.

Partiamo dal primissimo principio che definisce il Web 2.0 (O'Reilly, settembre 2005 - al solito, non starò a ripetervi l'articolo originale: leggetevelo, è importante - dal link sopra trovate anche velocemente una traduzione in italiano): The Web as a Platform.

Ce l'ho solo io, questa sensazione di déjà vu? Non saltano anche a voi in mente i Network Computer?

Era un intorno ragionevolmente stretto del 1994. Il WWW stava nascendo e SUN proponeva Java al mondo. Alcune aziende si riunirono e iniziarono a sostenere che era giunta la fine dei sistemi operativi e che i computer avrebbero trovato tutto ciò che gli serviva, dopo un piccolo boot necessario per far partire browser e JVM.

A me, personalmente, sembra proprio l'evoluzione di quel concetto.
Ora, almeno, abbiamo la banda più o meno necessaria e possiamo connetterci wireless quasi da ovunque o farlo certamente nei prossimi pochi anni.
Il fatto che ora ce la si possa fare deriva dalla certezza che qualcosina già esiste, in questo senso (Google docet).
Il tutto è un po' più realistico, senza dubbio.

Ma Web 2.0 vuol dire un sacco di altre cose.
Soprattutto: cooperazione e collaborazione, condivisione di conoscenza, quello che da anni il Web sta evidenziando come suo peculiare vantaggio rispetto alle tecnologie pregresse, punti che già nel 2000 presentavo come essenziali per il Web ai miei clienti e in conferenze per le PMI (non stupisce che chi ha ideato il Web, avanzi dei dubbi sulla liceità dell'avanzamento del numero di versione alla 2.0).

Questa collaborazione e condivisione, oggi, sta dando origine a nuovi modelli di business (come, ancora? non ci è bastata la prima bolla speculativa?): si parla continuamente di Long Tail, indicando che si possono mettere in gioco quelle forze minuscole e distribuite che, singolarmente non sono in grado di pesare, ma che, se organizzate nel loro insieme, possono essere competitive contro i maggiori player di mercato.

Da cui, la nuova corsa a fornire servizi gratuiti, da parte dei maggiori player, perchè la coda cresca a loro.

Ai tempi della bolla speculativa, si regalavano account di email per contare gli utenti, moltiplicarli per un valore scelto a caso (si sosteneva che ogni utente registrato avrebbe speso, nel breve, da 1000 a 3000 dollari, se non ricordo male), e quindi, dimostrare che la dot-com valeva il corrispondente del prodotto.

Oggi, invece, molto più praticamente, si offrono servizi tecnologici perchè gli utenti possano riempirli con contenuti (pensate a questo blog, come potreste mai farne a meno..) e perchè l'insieme di tutti questi piccoli oggetti possa diventare un enorme fonte di informazioni in grado di veicolare pubblicità o altro (a proposito, facciamo solo di far crescere un po' gli accessi, perchè, allo stato attuale mi negherebbero pure la possibilità di far due euro con l'advertising, su questo blog).

Subito, non tra qualche anno.

E tutti sono contenti: io che faccio i 2 euro, perchè avrei scritto il blog anche gratuitamente e chi mi offre il servizio che ne fa diversi milioni, grazie al lavoro spontaneo di tutti (e senza contare che, magari, oltre al denaro contante, riesce pure ad aggiungere una profilazione dei comportamenti degli utenti, migliorando il database marketing).

Non fraintendetemi, non sono invidioso del fatto che altri facciano più soldi di me: io sto facendo gli affari miei, pubblicando questi post (pensavate lo facessi solo per bisogno di farmi leggere? no: lo scopo è farmi conoscere, così che potrete verificare che, nonostante il discutibile senso dell'umorismo, sono un ottimo consulente e che potrei esservi davvero d'aiuto; l'advertising non c'entra nulla: anche se dovesse mai partire su questo blog - e nutro seri dubbi - non raggiungerebbe mai una dimensione tale, una volta tolte le tasse e lo sbattimento per pagarle, da permettermi di fare una spesa al mese al supermercato).

In effetti, non solo chi pubblica questi servizi (tecnologici o di contenuto), ma un po' tutta la comunità gode dei vantaggi che ne derivano.
Già l'articolo di O'Reilly evidenziava chiaramente la nascita di importanti realtà come Wikipedia (e quanto uso ne faccio, in questi post?), Flickr, del.icio.us., sourceforge. E solo perchè non poteva citare casi più recenti e più sensazionali come YouTube o siti che si sarebbero presto svegliati da una sorta di letargo, come LinkedIn o quelli che sarebbero nati proprio dalla consapevolezza che sarebbe cresciuta una comunità che ha bisogno di servizi di questo tipo per evolvere, come Technorati.

E nascono i widget, piccoli pezzi di tecnologia e di contenuto, che potete integrare nelle vostre pagine, dal blog alla Intranet aziendale (magari in AJAX - cercando di non alzare barriere architettoniche sul Web, laddove possibile, come riportato qui e qui, per fare un esempio - come suggeriscono gli inventori del termine, nonostante io faccia fatica a capire cosa caspita c'entri Ajax in questo discorso: mi sembra come parlare della rivoluzione industriale, sottolineando la fondamentale importanza contestuale dell'invenzione del bullone - serviva per migliorare il marketing?).

Il passo che porta a proporre SOA è breve: se non volete solo dei contenuti via browser e dei widget che vivono per conto loro, ma qualcosa di più professionale ed integrato - magari agganciato anche al vostro backend aziendale preesistente - predisponete i vostri sistemi informativi per tutti i vantaggi di flessibilità e manutenibilità che sono forniti da servizi distribuiti e di indipendenza dalla piattaforma garantita dai Web Services (ah, già, stavamo per dimenticarci, se proprio volete, ci sono anche dei servizi da remoto, gratis e non...).

E comunque, non ci sono alternative: il Web, lo dico da anni, è un male oramai necessario. Quando aprite la vostra azienda, lo sapete che dovrete sostenere il costo degli uffici. Eppure i vostri uffici non sono l'azienda, che, invece, è composta dalle sue risorse. Ma le risorse devono stare dentro a dei muri, al coperto. Così il Web: evolve rapidamente e chiede soldi e continui investimenti. Dovete stargli dietro, per non perdere in competitività. Avrete forse dei vantaggi, ma, più probabilmente, manterrete almeno i muri come tutti gli altri uffici.

Sono di cattivo umore, perchè, sic notus Ulixes, temo i greci, anche quando portano i doni, ma sono incapace, al momento, di vedere il pericolo nel tirarli in cima a la sacrata rocca (e vi rimando ancora all'articolo di O'Reilly per tutti gli altri pro di cui non vi ho parlato e nessun contro).

E vivo la mia schizofrenica vita Web tra questi due contrari in forse in due parti diviso, tra le paure di Lacoonte e la stoltezza dei troiani.

Bye
    Depa

P.S.: ferentis, non ferentes nell'originale: correggiamo la Wikipedia?

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