martedì 24 aprile 2007

Il codice dei Wooster



Scusate se mi sono assentato ancora per lungo tempo.
Questa volta non è stato per lavoro, nè per distrazione.
E' stata una moderazione di un commento, che ha prosciugato le mie ore rimanenti. Non lo vedrete pubblicato per il tono, non per le idee - ho chiesto che venisse cambiato il primo, mantenendo le seconde, ma non c'è stato verso.

Mi dovrei sentire come un vecchio e rompiballe Catone?
Ma no, si tratta di far valere dei codici di comportamento, come è capitato già in altri momenti nella storia dell'umanità, importanti almeno quanto questo blog.

I cavalieri (almeno quelli della letteratura) avevano un codice d'onore, per esempio.
Non possono essere descritti senza caratterizzarli sulla base del loro impegno in questo senso.
Non è un caso che in AD&D i paladini debbano essere lawful good.
Qualcuno potrebbe citare il comportamento non immacolato di Lancillotto, ma sarebbe troppo facile ricordare che basterebbe l'estrema purezza di Galahad per bilanciare quello scivolone.

E non taceremo certo Cyrano (guascone e non cavaliere, ma è di codici di comportamento che stiamo parlando) e la sua limpidezza:

E quando a sera entrerò in quel di Dio, spazzerà il mio saluto l'azzurro
sfavillìo e offrirò, con l'orgoglio che mai macchiai né macchio, l'indomita
purezza del…
[ROSSANA: Del...?]
... mio pennacchio [Muore]
(dalla traduzione di Oreste Lionello, usata per doppiare un grandissimo Gerard Depardieu).
Per non parlare del codice dei Wooster.
Via, davvero non sapete cosa sia? Mi prendete in giro?
Al contrario, conoscete tutto del codice di condotta dei blogger a cui sta lavorando Tim O'Reilly? E stavate pensando che è a quello che mi volevo riferire? (ma per chi mi prendete?)

Non penserete di poter andare avanti così ancora per molto, vero?
Se volete parlarne, prima che sia troppo tardi, continuate a leggere e usate i commenti, che sono sempre abilitati, per farvi sentire.




Fu allora che madonna gli disse: "Hai gli occhi belli
vorrei che accarezzassi stanotte i miei capelli"
Fu allora che rispose: "Grazie madonna no!
Io sono un cavaliere e il re non tradirò"
E a lei non valse niente comprare la memoria
di sentinelle e servi mandati a far baldoria
[...]
E a lui non valse a niente il sangue sui castelli
Rocroi, la spada e il sole sul viso nei duelli
quando sentì di dire di dover dire sì
con un cavallo e l'acqua fu cacciato di lì.

[Vecchioni, La leggenda di Olaf]

Vecchioni scrive di cavalieri, sogni e valore, e li contrappone ad ubriachi, realtà e comportamenti discutibili.
Li interpreta con straziante ironia: come Petrarca, è lacerato da questi (e altri) dualismi interni.
Ma il codice morale è per lui comunque prioritario e irrinunciabile, alla fine.

Come lo è per il Cavaliere inesistente di Calvino, animato dalla volontà e dalla purezza rappresentata dalla sua armatura tutta bianca; solo una righina nera correva torno torno ai bordi (la righina nera è una piccola macchia sul comportamento immacolato o è il confine oltre il quale il bianco non riesce a spingersi?)

Che dire del comportamento impeccabile dei cavalieri Jedi? (non quelli che abbracciano il lato oscuro, ovviamente). Anche se mi piacciono molto, non sono un tale fan della serie cinematografica da ricordare le battute a memoria: posso solo avanzare vaghe rimembranze di un codice quasi filosofico/religioso, ma non ricordo accenni espliciti a mantenere un certo tipo di comportamento. Credo, comunque, che se immaginassimo un codice di cavalleria anche per i Jedi non ci attireremo sguardi oscuri e perplessi da parte di nessuno.

Anche le persone normali, spesso, ne seguono uno.

Bertie Wilberforce Wooster non è una persona normale.
A partire dal secondo nome (Wilberforce: ho sempre pensato che Wodehouse si vendicasse sui suoi personaggi per essere stato chiamato Pelham Grenville: non deve essere stato facile a scuola, da piccolo).

Bertie è un signorotto che vive di rendita, ma è anche un discendente di un cavaliere che ha fatto la sua parte alle Crociate.
E si sente fortemente vincolato dal codice d'onore cavalleresco che gli deriva dal suo antenato.
Al punto di non poter rifiutare una richiesta di matrimonio (in realtà, solitamente svariate richieste di matrimonio, tipicamente tutte assieme) generata da giovani bellissime insopportabili donne che gli chiedono di sposarle solo per ripicca nei confronti del loro ex.

Vorrebbe rimanere un eterno scapolo, ma il codice è il codice e non si può fare soffrire una ragazza.

Quando segui simili regole, sei costretto ad accettare anche se il loro ex, chiaramente almeno pugile dilettante della dimensione di un armadio a quattro ante, ti farà a pezzi, per poi camminare sui resti con gli scarponi chiodati.
E fortuna che c'è Jeeves, il maggiordomo per antonomasia (quello che ha dato il nome al motore di ricerca Ask Jeeves). Jeeves sa tutto, cita Shakespeare, la Bibbia ed altri classici come se piovesse, sempre in modo appropriato e senza bisogno di Internet per avere conferme. E sa usare tutta la sua brillante intelligenza per togliere dagli impicci il povero Bertie.

Visto che non lo conoscevate, vi tocca pure, dopo la spiegazione data sopra, sentire cosa vi siete persi finora, non leggendo Wodehouse, dalla viva voce (?) di due grandi autori:

Quella di Wodehouse è pura musica in parole [...] Non ha bisogno di essere serio, perchè è al di sopra di queste distinzioni. E' nella stratosfera delle grandi creazioni umane, al di sopra della tragedia e del pensiero forte; è la dove troviamo Bach, Mozart, Einstein, Feynman e Louis Amstrong: nel regno del puro gioco creativo.[Douglas Adams - Dall'introduzione a Sunset at Blandings, leggibile, in italiano, ne Il salmone del dubbio di Douglas Adams - a proposito, mi hanno detto che quando Windows Vista si spegne, cita un libro dell'autore della Guida Galattica]

Cosa si può dire di Wodehouse? Esaurisce i superlativi. Non sono il solo a credere che lui sia arrivato più di ogni altro scrittore inglese ad avvicinare la completa padronanza e trascendenza del linguaggio di Shakespeare.[Stephen Fry]

Ora che lo sapete non potete perdervelo: iniziate da qualche libro su Jeeves, o da Zio Fred in primavera (che è il mio preferito, anche se non parla di Jeeves, ma del Castello di Blandings).
Fermi lì, dove state andando? Era ovvio che dovrete iniziare dopo aver finito di leggere questo post.

Pochi sono gli esempi di cavalleria che potremmo citare nei nostri giorni (i TG parlano spesso del cavaliere, ma non è usato nel senso inteso in questo post).

Ma ecco che, quando da tempo, come il Don Chisciotte di Guccini, potremmo dire che di eroici cavalieri non abbiamo più notizia, Aramis (guardate la foto piccola a sinistra sul suo blog e ditemi se sono io che me lo immagino perchè sono troppo immerso in questo testo o se non è davvero lui, come tutti lo avete sempre immaginato - ma che razza di obiezione è ma che Aramis, non vedi che è in t-shirt?, scusate?) arriva a proporre questo suo codice.

E' ancora in Draft, in piena discussione.
Pensando al recente impegno di questo novello campione della morale, non riesco a fare a meno di immaginarmi i Templari, che discutono il draft del loro codice di cavalleria, dopo aver passato il giusto periodo di pubblicazione sul W3C: 'no, dai, il suo cuore conosce solo la virtù no... suona un po' troppo enfatico, rimaniamo sui fatti, la spada che difende i bisognosi, l'ira che si abbatte sui malvagi...').

Va beh. Già che ci siamo diciamo due parole su questa proposta e sulle prime lezioni che dice di aver imparato.
Intanto chiariamo subito che, come a molti di voi, non mi piace la stella dello sceriffo (ma non ho ben capito se sia già stata cassata: poteva risparmiarsela e l'ha capito da solo). Dietro ai loghi di questo tipo ci sono valorizzazioni marketing e commerciali, che possono sfociare in creazioni di nuovi bisogni e corrispondenti servizi, simili, per fare un esempio, alle certificazioni di qualità. Insopportabile, comunque, almeno per me, che insista (forse anche perchè penso che cerchi di vendermi qualcosa che non esiste, come se fosse un pezzo di terra in Second Life).

Una cosa è gradire qualcosa, un'altra è addirittura indignarsi per simili stemmini, come dice sia emerso dai commenti che ha ricevuto: si indigna giustamente anche lui, di rimando: che senso ha? stelle di sceriffo ne mettiamo tutti, con disclaimer e con meccanismi di moderazione vari...

Concordo, invece, sul bel suggerimento del meccanismo di voto per indicare un commento inappropriato, che lo nasconde, ma non lo cancella (ci sono piattaforme per i blog che già lo fanno? Voi che usate splinder o wordpress...). Sarebbe stata la mia scelta preferita, nel caso citato nell'abstract di questo articolo.

Qui credo finisca la mia empatia con O'Reilly su questo discorso. Proviamo, comunque a riassumere i vari punti della proposta iniziale:
  • Responsabilità per le proprie parole e per quelle che permettiamo nei commenti del blog: elenca alcune casistiche e su una parte non si può che essere d'accordo (comuque dovrebbero essere comportamenti già sanciti per legge, almeno in Italia - diffamazioni, infrangimenti di copyright, obblighi di segretezza violati, violazioni di privacy). Ma il contenuto inaccettabile, nonostante la lista, è fin troppo poco chiaro e destinato ad una interpretazione soggettiva. Come formalizzare in un codice tali aspetti? Inoltre il contenuto e la sua forma sono due cose differenti: le idee, almeno a parer mio, non dovrebbero essere fermate, ma solo espresse civilmente: quelle a noi opposte non potranno che farci crescere
  • Non diremo nulla online che non diremo di persona: è un po' eccessivo. Se lo si fa rientrare nel punto precedente (ma allora diventa inutile), potrebbe anche essere sensato, ma in senso assoluto impedisce certi tipi di approcci che sono proprio tipici del mezzo.
    Senza esagerazioni.
  • Ci metteremo in contatto privatamente, prima di rispondere di persona: e come caspita si fa? A parte il non conoscere le info di contatto dell'interlocutore, nella maggioranza dei casi, ma che razza di carico ci si rischia di sobbarcare? O'Reilly avrà anche una redazione di supporto, ma voi e io, che già impegnamo le nostre nottate per poter scrivere queste due righe? (smettetela di fare ironia sul conteggio dei miei accessi, l'impegno sarebbe notevolissimo). Ben volentieri laddove sia importante, interessante e possibile (come nel caso che mi ha impegnato così tanto e che citavo), ma un impegno così profondo non è alla portata di tutti. Tim, hai forse paura della mia concorrenza?
  • Prenderemo delle azioni se qualcuno attacca un altro in modo ingiusto: qui potremmo dargli anche ragione - la spada che difende i bisognosi, l'ira che si abbatte sui malvagi. Resterebbe sempre il dubbio della definizione di un attacco ingiusto, ma è quanto facciamo con le moderazioni ai commenti. Solo che, con la stella dello sceriffo sul petto, potremmo essere apostrofati per non aver fatto il nostro dovere da chi ha una visione diversa dalla nostra. E aumenterebbero ancora di più gli sforzi di moderazione, in un loop che potrebbe non finire.
  • Non ammetteremo commenti anonimi: o bella, perchè mai? Una volta attivata la moderazione, perchè non permettere i commenti anonimi? Ne parla anche lui nelle 'lezioni imparate', ma insiste... A mio modo di vedere servono per permettere ai più timidi ed insicuri di far sentire la propria voce: rientrano, quindi, nella difesa dei deboli
  • Ignoreremo i trolls: sarà anche un metodo per liberarsene, ma personalmente ritengo che sia meglio parlarci. Non necessariamente direttamente sul blog. Non lasciando via libera agli insulti. Uno svantaggio: aumento dell'impegno necessario, come in un punto precedente. Vero, allora cogliamo il suggerimento e lasciamoci aperta la possibilità di ignorarli quando siamo sommersi dal lavoro.

Il vero punto, a mio parere, è che un codice non va scritto e condiviso, ma va vissuto, sentito, interiorizzato.
Come il codice dei Wooster: non troveremo mai il foglio con l'elenco dei punti da seguire, perchè è un modo di vivere e di comportarsi (l'esistenza dell'antenato, solo una scusa).
O, al limite, come l'Olaf di Vecchioni, che supera il vincolo formale facendolo proprio.

Mettere le stelline sul proprio blog sarebbe come scrivere da soli il proprio nome nella lista dei buoni, alla lavagna: non serve a nulla se non li siamo davvero, anzi.

Bye
    Depa

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Ragazzo mio sei fuori!!!!!!!!!! Sebbene non abbia mai postato li leggo sempre tutti e confermo: sei fuori!!!!!!!!!!
A parte le lezioni teoriche (fuori dalla mia portata, ma lì mi fido di te), il resto segna in maniera evidente di quanto tu abbia bisogno di una vacanza, seria e soprattutto luuuuuuuunga.
Spero che tu abbia capito chi sono e che riconosca in queste mie parole un segno di smodato affetto .
Un abbraccio ai bimbi.

Depa ha detto...

Senti Tim, capisco che tu te la sia presa per il fatto che io non abbia accettato quanto hai scritto sul tuo blog a proposito del codice, ma postare in modo anonimo per dimostrarlo....

:)

Ok, lo ammetto, non posso arrivare a dire chi tu sia.
Esiste una cerchia di una decina di persone che potrebbero aver scritto quel commento.
Uomini e donne.

Qualche ipotesi aggiuntiva la si può ottenere da:
- espressione "sei fuori", con troppi esclamativi: secondo me individua una zona geografica e riduce un po' l'elenco, ma potrebbe essere che da anonimi anche altri possano scrivere lo stesso
- lezioni teoriche fuori dalla portata: no, questo li tiene dentro tutti, a pensarci bene... ;)
- vacanza lunga: chiunque mi abbia conosciuto al lavoro me lo ha sempre detto, chiunque non mi veda al lavoro potrebbe dirlo. Ma qualcuno più di altri pensa alle vacanze, mi ha visto al lavoro e non mi ci vede da un po'...
- smodato affetto: questo modo di esprimersi restringe di sicuro il campo: vicino, ma lontano
- riferimento ai bimbi: li tiene dentro tutti (ma l'abbraccio no, è più selettivo)

Riassumendo: secondo me il commento di anonimo è divertentissimo. Per un bit non sono certo di chi possa essere.
Forse, se non fosse così tardi, noterei quella parola in più che potrebbe portarmi alla soluzione.

Ma è ancora più divertente il fatto che dimostri come sia bene mantenere i commenti anonimi, proprio per i motivi cui mi riferivo.

Mi sbilancio, comunque, per gioco (se mi sbaglio, chiedo scusa, ma prendetelo come gioco...):
- maschio
- capelli scuri
- cercapersone
- quando al Magnolia?

Fammi sapere se c'ho preso...

Anonimo ha detto...

Riprova, sarai più fortunato.
Giochiamo al mistermind (o mastermind, non ricordo).
Due le hai prese, due no.

Vediamo se posso darti qualche altro indizio......
ZX Spectrum (forse così però è troppo facile)

Depa ha detto...

Giusto perchè mi piace vincere (anche a Mastermind), è bene far sapere a tutti che pochi minuti dopo questo post, ti inviavo un SMS...

Comunque questa vittoria non vale: il suggerimento era davvero troppo facile...