Quanno m’accorsi d’esse prigioniero
Cor laccio ar piede in mano a un regazzino
Non c’ebbi che n’pensiero, de rivolà in giardino
[Er grillo zoppo - Trilussa]
Una volta, purtroppo, era più facile definire cosa fosse la libertà.
Forse perchè, quando si ha un piede straniero sopra il cuore, il peso si sente anche senza stare a pensarci.
Poi la situazione è migliorata e si è potuto distinguere tra la libertà da (beneficiario un popolo) e la libertà di (beneficiario il singolo).
Ci sta una libertà anche un po' più egoistica, un po' meno quando si usa lo stesso termine per scopi marketing, o per gridare il diritto di poter fotografare la privacy altrui, o per difendere la libertà di opprimere.
Tra gli estremi si posiziona, a mio modo di vedere, il software libero.
Il che ci riconduce (con un salto triplo degno del peggior telegiornalista che cerca di passare da un crudo fatto di cronaca nera alla rubrica settimanale di gastronomia) alla fine del post precedente, in cui accennavo al modello di business di un software libero come Daz Studio.
Ricordate che vi avevo minacciati di parlare di licenze Open Source e modelli di business?
Ricordate il finale di Hotel California, You can check out any time you like, but you can never leave? Fino a che punto siete veramente liberi di non cliccare sul link Leggi Tutto?
Credete che io possa riuscire mai ad annichilire ulteriormente la mia già scarsa immagine di scrittore, continuando con queste penosissime introduzioni?
Ricorderete certamente (non metto il link al post precedente perchè dovreste vergognarvi anche al solo pensiero di scherzare sulla possibilità di non averlo ancora letto) che il modello di business di Daz Studio e compagnia bella si basa sulla rivendita di modelli grafici 3D pre-realizzati (più o meno come qualche altro migliaio di siti di grafica, con la differenza che, essendosi creati loro il programma sono in vantaggio, perchè posseggono un forte catalizzatore e una forte leva marketing).
Diventa interessante, confrontarlo, molto brevissimamente, con altri modelli di business basati sull'Open Source (free as freedom, not price, ci rammentano fin da piccoli dalla Free Software Foundation (FSF)):
Casomai dovesse interessarvi approfondire questo primo riassunto, sopra, tra parentesi quadre ho indicato nomi di strategie utilizzati in un bellissimo (anche se un po' datato) articolo di IT Manager's Journal, che aggiunge anche le strategie di Optimization, Patronage, Hosted ed Embedded, decisamente più adatte (soprattutto la seconda) ad aziende di una certa dimensione e brand. Se vi avanza tempo, potrebbe interessarvi anche la presentazione di Tim O'Reilly relativa ai design pattern nei business model Open Source (non così fondamentale come altri testi dello stesso autore, peraltro).
Di fatto, il modello di business utilizzato da Daz si configura quasi come una vendita di estensioni: solo, mentre i moduli aggiuntivi di un prodotto si venderanno a pochi clienti selezionati, con costi relativamente elevati, le estensioni di questo tipo avranno come target la massa e potranno mantenere un prezzo basso.
Da notare che una variante interessante (non facilissima da applicare a prodotti impalpabili come quelli informatici e, in particolare ai modelli grafici, almeno in prima istanza) può essere quella di far leva sulla mania di collezionismo: si comprano pacchetti chiusi e si trovano, con diversa probabilità, oggetti 'confezionati' randomicamente (per chi avesse giocato a Magic the Gatheringo simili dovrebbe essere molto chiaro). Non ho esempi a questo proposito, non ne ho trovati, se ne conoscente segnalatemeli.
Con un modello di business basato sulla vendita di gadget o librerie, si evita pure il problema che mi sta capitando nel cercare di trovare un modo di affibbiare ad un mio sistema una licenza Open Source GPL v3 (la GPL è la licenza che più di tutte permette di supportare il dual licencing affiancando una licenza commerciale ad una Open Source e la versione 3 è particolarmente interessante per la compatibilità con altre licenze libere, Apache 2.0 in particolare e per la protezione nei confronti di chi volesse tentare di imporre eventuali brevetti su quanto è stato realizzato).
Forse vi sto per dire una banalità e vi annoierete (ma spero, invece, che vi cada la mascella per lo stupore come è capitato a me), ma mi è recentemente capitato di notare con disappunto che, sotto certe condizioni e pur utilizzando parti di software libero, è più facile rilasciare un prodotto software con una licenza commerciale che con la GPL.
Infatti le licenze, anche quelle libere, in quanto oggetti legali possono essere incompatibili tra loro, come ci ricordano i tipi della GNU (abbastanza ovviamente il link precedente è un approfondimento GPL-centrico: sarebbe interessante avere una sorta di matrice, tra le licenze più diffuse, ma non l'ho trovata).
Lo stupore cresce quando vi accorgete che le licenze di SUN non sono compatibili con la GPL.
Lo ridico in un altro modo: Java (di SUN - spiego dopo questa apparentemente curiosa precisazione) e GPL (fino al 13/11/2007) non potevano convivere.
Lo ridico ancora: Stallman si è espresso almeno due volte a proposito di quella che lui chiama Java Trap, tra il 2004 ed il 2006, evidenziando come programmi basati su Java (di SUN) non possano essere legalmente anche licenziati con la GPL.
Perchè la precisazione di prima (Java di SUN)? ne esistono altre? Certo, Java come specifica non pone vincoli, li pone la licenza con cui viene rilasciata l'implementazione. E la licenza di SUN, per quanto riconosciuta dalla fsf come libera, non è compatibile con GPL.
Le implementazioni alternative sono almeno 2: GNU Classpath, suggerito da Stallman ed il più recente Apache Harmony. Essendo implementazioni basate su licenze Open Source compatibili con la GPL, se riuscite a compilare il vostro sistema usando le loro librerie e compilatori, ok, siete salvi, potete rilasciare il vostro programma Java sotto GPL.
Purtroppo, allo stato attuale, sono implementazioni ancora parziali (per fare un esempio, il mio sistema non è ancora compilabile con questi due pacchetti - sto verificando come sostituire i metodi non implementati con altri, ma devo ancora capire bene se il gioco valga la candela).
Una breve parentesi: GNU Classpath si ferma alle specifiche della JDK 1.4, mentre Apache Harmony parte dalla compatibilità con la 1.5. Vedete voi cosa più vi serve (spero per voi che sia la 1.5 o la 1.6, ovviamente).
Inoltre con Apache Harmony potete farci sostanzialmente ciò che vi pare (licenza Apache 2.0), compreso commercializzare il vostro prodotto; con GNU Classpath, invece, non ne sono sicurissimo (il testo è ambiguo, la spiegazione sembra più possibilista - se riuscite a capirlo voi, con un ragionevole livello di certezza, fatemi un fischio): si basa su GPL (quindi, tutto ciò che tocca dovrebbe diventare GPL), ma con una eccezione che permette di linkare altri moduli, senza farli diventare GPL.
Certamente, lo so, l'ho detto prima, è inutile che continuiate a bisbigliare: esiste un'altra possibilità, dal 13/11/2007 Java è stato annunciato con licenza GPL (qualche commento di Goslin a questo proposito). Ne hanno parlato tutti, ci mancherebbe altro che fosse sfuggito un particolare così importante.
Purtroppo, almeno per i miei scopi, non va mica tanto bene. La scelta di SUN riguarda la licenza GPL v2, non la GPL v3. Ci sono, almeno, le seguenti controindicazioni:
- GPL v2 e GPL v3 sono incompatibili tra loro: quindi, tutta la parte relativa ai brevetti non sarebbe applicabile
- molto peggio, GPL V2 e licenza Apache non sono compatibili tra loro (mentre GPL v3 e Apache, sì): quindi non potrei utilizzare, nel mio sistema, tutte quelle belle librerie che uso
- ancora peggio: usando Java licenziato GPL v2 il vostro sistema diventerebbe GPL v2 anche lui e non sarebbe applicabile il dual licencing con licenza commerciale, non essendo il primo della cordata
Acc.... ma scusate, non ci sono programmi Java licenziati sotto GPL?
E come fanno? Ricevono lettere di cause dalla FSF in continuazione?
O so basano su zone grigie di interpretazione (tipo quella per cui, secondo l'Apache Foundation già la GPLv2 era compatibile con la licenza Apache 2.0, mentre secondo la FSF no)?
Vi devo chiedere di smetterla di deviare continuamente in parentesi inutili, e di cercare di concentrarvi sul punto fondamentale: come faccio a risolvere il mio problema?
Con lincenze BSD o MPL? No, troppo libere, io sono uno di quelli che 'non sopportano l'idea che altri possano vendere il mio sistema': anche un commerciale normodotato (cosa che io non sono, io sono la versione seria del signor Spock di Star Trek) potrebbe piazzare nel tempo libero il mio sistema e questo non mi potrebbe mai andare giù, dopo i miei inutili tentativi.
Prendendo spunto dalla GPL e aggiungendo varianti che permettano l'uso di librerie free? No, potrebbe essere complesso, non sono un legale, diventa un casino, ci vuole un attimo a sbagliarsi e a renderla troppo o troppo poco flessibile (pensate solo a quanto tempo e risorse ci hanno messo a variare la GPLv2 per farla diventare GPLv3).
Queste cose le dico per voi, per evitare che vi troviate con un bellissimo sistema (il più bello di tutti, ovviamente), basato su librerie Open Source, senza poter sfruttare la distribuzione free, perchè potreste rischiare di infrangere una o più delle licenze.
Non voglio che rischiate di dover rivedere le librerie di base del vostro sistema e di dover adattare parti del codice con ulteriore effort, a fronte di nessuna aggiunta in funzionalità (ulteriori costi, per voi), solo perchè non siete stati abbastanza lungimiranti all'inizio del progetto.
Non voglio rischiare io di rompermi le balle a leggere un lamento lungo un post sul vostro blog, scritto per sfogare il vostro disappunto e per chiedere inutilmente a Stallman e compagni se non sia il caso di ripensare un po' i vincoli della libertà, come già suggerito diverso tempo fa dallo stesso poeta con cui abbiamo iniziato questo post:
La libbertà [...]
se c'è chi la guida e la riduce
e l'incanala verso l'officina,
appena arriva smove la turbina,
diventa forza e se trasforma in luce.
[...]
Ma quanno l'acqua ha smosso ner cammino
una centrale elettrica o un mulino,
se canta o se barbotta, nun è male
lassaje un pò de sfogo naturale!
[La libbertà - Trilussa]
ByeDepa
P.S.: le mie scuse a Trilussa, per la leggera forzatura ed anacronismo dell'ultima citazione. Non credo di averne invertito o travisato completamente il senso, ma sono conscio di averlo allontantato un po' dall'originale intenzione.
P.P.S.: a Stallman e compagni: tranquilli, non sentitevi in obbligo di affrettarvi con un commento a questo post, la risposta la capisco da solo e comprendo la posizione, anche se la condivido solo parzialmente.
P.P.P.S.: prometto che smetto, ma non potevo non ricordare anche questa strofa, perchè su questo argomento non può che farmi bene anche un po' di autocritica:
La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione
[La libertà - Gaber]
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sabato 15 dicembre 2007
Libbertà
Pubblicato da
Depa
alle
10:20:00 PM
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Etichette: business model, FSF, Gaber, GPL, informatica, Java, licenze, open source, Trilussa
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