Scusate se mi sono assentato ancora per lungo tempo.
Questa volta non è stato per lavoro, nè per distrazione.
E' stata una moderazione di un commento, che ha prosciugato le mie ore rimanenti. Non lo vedrete pubblicato per il tono, non per le idee - ho chiesto che venisse cambiato il primo, mantenendo le seconde, ma non c'è stato verso.
Mi dovrei sentire come un vecchio e rompiballe Catone?
Ma no, si tratta di far valere dei codici di comportamento, come è capitato già in altri momenti nella storia dell'umanità, importanti almeno quanto questo blog.
I cavalieri (almeno quelli della letteratura) avevano un codice d'onore, per esempio.
Non possono essere descritti senza caratterizzarli sulla base del loro impegno in questo senso.
Non è un caso che in AD&D i paladini debbano essere lawful good.
Qualcuno potrebbe citare il comportamento non immacolato di Lancillotto, ma sarebbe troppo facile ricordare che basterebbe l'estrema purezza di Galahad per bilanciare quello scivolone.
E non taceremo certo Cyrano (guascone e non cavaliere, ma è di codici di comportamento che stiamo parlando) e la sua limpidezza:E quando a sera entrerò in quel di Dio, spazzerà il mio saluto l'azzurro
Per non parlare del codice dei Wooster.
sfavillìo e offrirò, con l'orgoglio che mai macchiai né macchio, l'indomita
purezza del…
[ROSSANA: Del...?]
... mio pennacchio [Muore]
(dalla traduzione di Oreste Lionello, usata per doppiare un grandissimo Gerard Depardieu).
Via, davvero non sapete cosa sia? Mi prendete in giro?
Al contrario, conoscete tutto del codice di condotta dei blogger a cui sta lavorando Tim O'Reilly? E stavate pensando che è a quello che mi volevo riferire? (ma per chi mi prendete?)
Non penserete di poter andare avanti così ancora per molto, vero?
Se volete parlarne, prima che sia troppo tardi, continuate a leggere e usate i commenti, che sono sempre abilitati, per farvi sentire.
Fu allora che madonna gli disse: "Hai gli occhi belli
vorrei che accarezzassi stanotte i miei capelli"
Fu allora che rispose: "Grazie madonna no!
Io sono un cavaliere e il re non tradirò"
E a lei non valse niente comprare la memoria
di sentinelle e servi mandati a far baldoria
[...]
E a lui non valse a niente il sangue sui castelli
Rocroi, la spada e il sole sul viso nei duelli
quando sentì di dire di dover dire sì
con un cavallo e l'acqua fu cacciato di lì.
[Vecchioni, La leggenda di Olaf]
Vecchioni scrive di cavalieri, sogni e valore, e li contrappone ad ubriachi, realtà e comportamenti discutibili.
Li interpreta con straziante ironia: come Petrarca, è lacerato da questi (e altri) dualismi interni.
Ma il codice morale è per lui comunque prioritario e irrinunciabile, alla fine.
Come lo è per il Cavaliere inesistente di Calvino, animato dalla volontà e dalla purezza rappresentata dalla sua armatura tutta bianca; solo una righina nera correva torno torno ai bordi (la righina nera è una piccola macchia sul comportamento immacolato o è il confine oltre il quale il bianco non riesce a spingersi?)
Che dire del comportamento impeccabile dei cavalieri Jedi? (non quelli che abbracciano il lato oscuro, ovviamente). Anche se mi piacciono molto, non sono un tale fan della serie cinematografica da ricordare le battute a memoria: posso solo avanzare vaghe rimembranze di un codice quasi filosofico/religioso, ma non ricordo accenni espliciti a mantenere un certo tipo di comportamento. Credo, comunque, che se immaginassimo un codice di cavalleria anche per i Jedi non ci attireremo sguardi oscuri e perplessi da parte di nessuno.
Anche le persone normali, spesso, ne seguono uno.
Bertie Wilberforce Wooster non è una persona normale.
A partire dal secondo nome (Wilberforce: ho sempre pensato che Wodehouse si vendicasse sui suoi personaggi per essere stato chiamato Pelham Grenville: non deve essere stato facile a scuola, da piccolo).
Bertie è un signorotto che vive di rendita, ma è anche un discendente di un cavaliere che ha fatto la sua parte alle Crociate.
E si sente fortemente vincolato dal codice d'onore cavalleresco che gli deriva dal suo antenato.
Al punto di non poter rifiutare una richiesta di matrimonio (in realtà, solitamente svariate richieste di matrimonio, tipicamente tutte assieme) generata da giovani bellissime insopportabili donne che gli chiedono di sposarle solo per ripicca nei confronti del loro ex.
Vorrebbe rimanere un eterno scapolo, ma il codice è il codice e non si può fare soffrire una ragazza.
Quando segui simili regole, sei costretto ad accettare anche se il loro ex, chiaramente almeno pugile dilettante della dimensione di un armadio a quattro ante, ti farà a pezzi, per poi camminare sui resti con gli scarponi chiodati.
E fortuna che c'è Jeeves, il maggiordomo per antonomasia (quello che ha dato il nome al motore di ricerca Ask Jeeves). Jeeves sa tutto, cita Shakespeare, la Bibbia ed altri classici come se piovesse, sempre in modo appropriato e senza bisogno di Internet per avere conferme. E sa usare tutta la sua brillante intelligenza per togliere dagli impicci il povero Bertie.
Visto che non lo conoscevate, vi tocca pure, dopo la spiegazione data sopra, sentire cosa vi siete persi finora, non leggendo Wodehouse, dalla viva voce (?) di due grandi autori:Quella di Wodehouse è pura musica in parole [...] Non ha bisogno di essere serio, perchè è al di sopra di queste distinzioni. E' nella stratosfera delle grandi creazioni umane, al di sopra della tragedia e del pensiero forte; è la dove troviamo Bach, Mozart, Einstein, Feynman e Louis Amstrong: nel regno del puro gioco creativo.[Douglas Adams - Dall'introduzione a Sunset at Blandings, leggibile, in italiano, ne Il salmone del dubbio di Douglas Adams - a proposito, mi hanno detto che quando Windows Vista si spegne, cita un libro dell'autore della Guida Galattica]
Cosa si può dire di Wodehouse? Esaurisce i superlativi. Non sono il solo a credere che lui sia arrivato più di ogni altro scrittore inglese ad avvicinare la completa padronanza e trascendenza del linguaggio di Shakespeare.[Stephen Fry]
Ora che lo sapete non potete perdervelo: iniziate da qualche libro su Jeeves, o da Zio Fred in primavera (che è il mio preferito, anche se non parla di Jeeves, ma del Castello di Blandings).
Fermi lì, dove state andando? Era ovvio che dovrete iniziare dopo aver finito di leggere questo post.
Pochi sono gli esempi di cavalleria che potremmo citare nei nostri giorni (i TG parlano spesso del cavaliere, ma non è usato nel senso inteso in questo post).
Ma ecco che, quando da tempo, come il Don Chisciotte di Guccini, potremmo dire che di eroici cavalieri non abbiamo più notizia, Aramis (guardate la foto piccola a sinistra sul suo blog e ditemi se sono io che me lo immagino perchè sono troppo immerso in questo testo o se non è davvero lui, come tutti lo avete sempre immaginato - ma che razza di obiezione è ma che Aramis, non vedi che è in t-shirt?, scusate?) arriva a proporre questo suo codice.
E' ancora in Draft, in piena discussione.
Pensando al recente impegno di questo novello campione della morale, non riesco a fare a meno di immaginarmi i Templari, che discutono il draft del loro codice di cavalleria, dopo aver passato il giusto periodo di pubblicazione sul W3C: 'no, dai, il suo cuore conosce solo la virtù no... suona un po' troppo enfatico, rimaniamo sui fatti, la spada che difende i bisognosi, l'ira che si abbatte sui malvagi...').
Va beh. Già che ci siamo diciamo due parole su questa proposta e sulle prime lezioni che dice di aver imparato.
Intanto chiariamo subito che, come a molti di voi, non mi piace la stella dello sceriffo (ma non ho ben capito se sia già stata cassata: poteva risparmiarsela e l'ha capito da solo). Dietro ai loghi di questo tipo ci sono valorizzazioni marketing e commerciali, che possono sfociare in creazioni di nuovi bisogni e corrispondenti servizi, simili, per fare un esempio, alle certificazioni di qualità. Insopportabile, comunque, almeno per me, che insista (forse anche perchè penso che cerchi di vendermi qualcosa che non esiste, come se fosse un pezzo di terra in Second Life).
Una cosa è gradire qualcosa, un'altra è addirittura indignarsi per simili stemmini, come dice sia emerso dai commenti che ha ricevuto: si indigna giustamente anche lui, di rimando: che senso ha? stelle di sceriffo ne mettiamo tutti, con disclaimer e con meccanismi di moderazione vari...
Concordo, invece, sul bel suggerimento del meccanismo di voto per indicare un commento inappropriato, che lo nasconde, ma non lo cancella (ci sono piattaforme per i blog che già lo fanno? Voi che usate splinder o wordpress...). Sarebbe stata la mia scelta preferita, nel caso citato nell'abstract di questo articolo.
Qui credo finisca la mia empatia con O'Reilly su questo discorso. Proviamo, comunque a riassumere i vari punti della proposta iniziale:
Senza esagerazioni.
Il vero punto, a mio parere, è che un codice non va scritto e condiviso, ma va vissuto, sentito, interiorizzato.
Come il codice dei Wooster: non troveremo mai il foglio con l'elenco dei punti da seguire, perchè è un modo di vivere e di comportarsi (l'esistenza dell'antenato, solo una scusa).
O, al limite, come l'Olaf di Vecchioni, che supera il vincolo formale facendolo proprio.
Mettere le stelline sul proprio blog sarebbe come scrivere da soli il proprio nome nella lista dei buoni, alla lavagna: non serve a nulla se non li siamo davvero, anzi.
ByeDepa
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martedì 24 aprile 2007
Il codice dei Wooster
Pubblicato da
Depa
alle
9:03:00 AM
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