giovedì 20 dicembre 2007

Wanted



Lo cercano, lo braccano.

Me lo vedo, affannato a scappare e a nascondersi, al polo. Magari latitante a casa d'altri (probabilmente nella fortezza di ghiaccio di Superman, vicino di casa).

Sarà difficile che lo prendano: bimbi di tutto il mondo hanno provato a stare alzati la sera per coglierlo sul fatto mentre scendeva dal camino e non ci sono riusciti. E i bambini sono testardi, lo sapete.

Nonostante l'evidenza dei doni che arrivano ogni anno in tempo c'è chi inizia (si fa per dire: sono anni che su Internet gira questo testo ignomignoso, sia via e-mail che su post che, pur non spacciandola come farina del proprio sacco, non facevano nulla per evidenziare il lavoro di copiatura) a porre il tarlo del dubbio: Babbo Natale non esiste, e se esisteva è morto.
La cosiddetta dimostrazione si basa sui seguenti macro-punti:
1. difficoltà di reperire renne volanti
2. Carico di lavoro e velocità relativa sproporzionati
3. La massa da spostare, la velocità richiesta e l'attrito vaporizzerebbero mandrie di renne e conducente

Che il testo faccia acqua da tutte le parti è già accennato nel paragrafo di critica della voce riportata della Nonciclopedia, ma sembra fondamentale affrontare la questione seriamente e più approfonditamente, perchè non è accettabile che si possa trattare così una persona anziana, che non fa altro che il suo lavoro e non disturba neppure.
Vorrei vedere come ci rimarreste voi, se qualcuno dicesse che non esistete solo perchè sul mio blog non vedo gli hits.
E finchè non vi vedo, sono autorizzato a pensare che il mondo sia popolato da una ventina di persone.



Nessuna specie conosciuta di renna può volare, d'accordo.
Ma possiamo dire che conosciamo le renne di Babbo Natale? Qualcuno ha delle foto? No, ovviamente, e non perchè si sono vaporizzate, (ci torniamo dopo), ma solo perchè stiamo parlando di professionisti, che non si fanno beccare così facilmente.

I calcoli sui tempi a disposizione per le diverse azioni richieste a Babbo Natale non li ho controllati, ma mi sembrano plausibili.
Sappiamo, peraltro, che, per chi si avvicina alla velocità della luce, il tempo si dilata. Il suo minuto sarà lunghissimo, rapportato ai nostri, ma per lui resterà sempre un minuto. Quindi la relatività sembra non essere adatta per spiegare il tutto: Babbo Natale potrebbe sì spostarsi velocemente da un posto all'altro, ma avrebbe molto meno (del suo) tempo (rispetto al nostro) a disposizione per le diverse azioni, se andasse sempre alla velocità della luce.

La soluzione si potrebbe ottenere per simmetria, però: se un essere andasse così lento, ma così lento, che potesse considerare la nostra velocità paragonabile a quella della luce, beh, ...nessuno lo ha mai provato..., ma niente di più facile che possa vedere una contrazione del tempo, al posto che dilatazione.

Il che non entra in contraddizione con la necessità di spostarsi super-velocemente da un punto all'altro: cosa c'è di meglio, dopo una bella corsa, per riposarsi un momento, che fermarsi ed andare così piano che non si può neppure immaginare quanto sia piano? Andando ad una velocità che sarebbe da moviola anche per Achille nella parte finale della gara contro la Tartaruga, potrebbe riuscire a fare tutte quelle cose, con calma, in un nostro millisecondo (non ho fatto i conti, ho buttato lì un numero, giusto per capirsi).

A nessuno sarà sfuggito che non conviene andare così piano: si riuscirebbero, paradossalmente, a fare un sacco di cose, ma si invecchierebbe in pochissimo tempo, ovvero, esattamente il contrario di chi va alla velocità della luce, che non invecchia rispetto a chi sta in coda in tangenziale (a proposito, non lamentatevi più, pensate a questo lato positivo...).

Come fa a non invecchiare di botto, Babbo Natale? Beh, facile, no? La velocità calcolata che le renne dovrebbero tenere secondo la presunta dimostrazione è ancora troppo bassa rispetto a quella della luce, ma si tratta di un calcolo della velocità minima che dovrebbero mantenere. Ma potrebbero pure andare più veloci, no? Chi glie lo vieta? E quando va così veloce, recupera il tempo perso.

Quindi, ricapitoliamo fino a qui: Babbo Natale si sposta a velocità vicina a quella della luce tra una casa e l'altra, poi rallenta di botto per fare tutte le operazioni necessarie nelle case. Le due velocità estreme (meno dello 0 assoluto e velocità della luce) si bilanciano completamente e Babbo Natale non invecchia troppo in fretta.
Il fatto che sia vecchio, comunque, fa pensare che tenda ad andare più verso il piano che verso il veloce; quindi cerca di godersela un po', di mangiarsi tutti i doni dei bambini, quindi ingrassa; torna tutto, no?

Ora: il calcolo del peso del carico e del numero delle renne della dimostrazione sembra un po' forzato e basato su ipotesi non immediatamente condivisibili. Infatti:
  • è noto che le renne di Babbo Natale sono effettivamente 8 (non 9 come ipotizza il testo ad un certo punto, ma solo 8: la slitta sarebbe sbilanciata con un numero di renne dispari), tanto che ne sappiamo pure i nomi: Dasher, Dancer, Prancer, Vixen, Comet, Cupid, Donder, Blitzen. [Questo implica una sorta di avvistamento o una fuga di notizie: credo da parte di qualche elfo, ma non insisterei troppo su questa storia delle fonti, non vorrei spaventare i nostri informatori, che talvolta vengono usati anche per cancellare qualche marachella dal registro di Babbo Natale, per riuscire ad essere tra i buoni, ogni tanto]
  • questo porta a dire che il calcolo del peso, pur corretto a prima vista, debba essere in qualche modo "pesato" (matematicamente parlando e scusate il gioco di parole assolutamente cercato) in modo diverso
  • il tutto è anche indotto da un'altra considerazione banale: la scatola di Lego cui si fa riferimento, del peso di 1Kg, ha anche una dimensione di qualche decina di centimetri per lato. Non conosco le misure esatte, ma è evidente che, prima del problema del peso, bisognerebbe considerare il problema dell'ingombro e quello di non far cadere questi pacchi fuori dalla slitta.
  • eppure questi regali arrivano, quindi non cadono dalla slitta e neppure caricano di un peso così elevato le renne
  • tanto più che, nell'ipotesi sopra riportata di velocità vicine a quella della luce, mentre il tempo si restringe, la massa aumenta e basta un peso infinitesimo a velocità normale, per avere un peso infinito a velocità della luce (cosa che, secondo alcuni, creerebbe un'inerzia così elevata da rallentare la massa quel tanto da non farla arrivare mai alla velocità della luce; e, infatti, il fotone non ha massa, etc. etc.)
Date tutte queste premesse, basta cercare un modo per trasportare una massa così enorme in modo molto semplice. Il che ci fa venire in mente immediatamente almeno due soluzioni (non possiamo escludere che ce ne siano altre, ma di queste abbiamo ampia documentazione, scritta e filmata, alla faccia del CICAP):
  • la borsa di Mary Poppins
  • le tasche di Eta Beta
Non credo che sia possibile discutere: sappiamo bene tutti che entrambe queste soluzioni permettono di trasportare senza alcuna difficoltà quantità enormi di oggetti. Evidentemente, per affinità, sarei per sostenere l'ipotesi che il sacco di Babbo Natale si avvicini più alla borsa di Mary Poppins, che alle tasche di Eta Beta. Inutile, in questa sede, scendere in spiegazioni scientifiche oramai di pubblico dominio (dimensioni parallele, l'altro lato del buco nero, etc. etc.) e che potrebbero, semmai, essere oggetto di altri approfondimenti.

Quindi: il carico apparente è quello riportato dalla dimostrazione, ma quello effettivo è molto inferiore, stimabile, a occhio, intorno ai 20Kg massimo.

Il che ci permetterebbe di avere ancora dei dubbi sulla possibilità di avvicinarci alla velocità della luce. Senza contare che, ben prima di quella velocità, le renne si dovrebbero vaporizzare comunque.

Se non fosse per un fatto banale, che sembra sfuggire agli autori dell'abominevole trattato: dove vive Babbo Natale? Al polo. E cosa vive al polo? le foche (anche altri animali, ma ci servono le foche, ora). E cosa si estrae dalle foche? Il grasso di foca. Ovvio: è una delle cose più adatte per ridurre l'attrito, molto molto usato da chiunque viaggi a velocità della luce, per ridurre significativamente i rischi di vaporizzazione. Non basta. Cosa succede quando stai per vaporizzarti? Cresce enormemente la temperatura. Proprio qui vi volevo: perchè credete che parta dal polo, con tutti quei ghiacci e quel freddo?
Non basta ancora. Come ridurre la crescita della massa ad altissima velocità? Non si riduce, quello che resta dell'effetto vaporizzazione, che aumenta con la velocità, riduce la massa che pure aumenta con la velocità, mantenendo stabile il sistema e dando torto a chi fa quei ragionamenti errati che ho riportato sopra riguardanti l'inerzia che cresce al crescere della velocità: quindi, si arriva alla velocità della luce con la stessa massa con cui si era partiti.

Il Presidente (ma sì che ve lo ricordate, è proprio quello citato in un precedente post) che per primo, pur in disaccordo con la dimostrazione medesima, mi ha girato la dimostrazione della non esistenza di Babbo Natale, mi ha fatto notare che - cito - l'iconografia natalizia relativa alla partenza e durante la parte visibile del volo (in effetti occhio umano non può percepire oggetti volanti prossimi alla velocità della luce) vengano emesse scie di stelline, per lo più dai pattini e dagli zoccoli delle renne. Questi in effetti toccando suolo potrebbero avere perso parte della protezione del grasso di foca. Le stelline sembrerebbero essere massa vaporizzata, nota angli esperti come plasma ionizzato, da cui la loro luminescenza.

Spero di essere stato abbastanza chiaro, nonostante l'evidente complessità degli argomenti trattati.

Fossi in voi (quelli sobri, intendo), prima di chiudere sarei indotto ad una o tutte le seguenti osservazioni:
  • il pusher del Depa fornisce roba proprio buona
  • per scrivere tutta quella roba bisogna averne, di tempo da buttare, la prossima volta che si lamenta di essere pieno di lavoro...
  • si potrebbe sprecare inutilmente tempo in almeno una decina di modi più interessanti, compresa la catalogazione delle malattie dei lombrichi
  • il Depa fa parte dell'ufficio stampa di Babbo Natale e il pezzo lo ha scritto con cognizione di causa (che sia proprio lui l'elfo informatore?)
  • oramai tutte quelle ore sveglio al computer stanno facendo il loro effetto, la va a pochi...
  • il Depa avrebbe fatto meglio a fare l'avvocato, al posto che l'ingegnere (sia per le capacità di difesa che per la scarsità di competenze tecnico/scientifiche)
  • tutto quel tempo perso per scrivere un sacco di cavolate: è evidente che non c'è bisogno di ricorrere alla teoria della relatività per spiegare il tutto, quando è sotto gli occhi di chiunque il fatto (perchè di fatto si tratta) che:
    • di Babbo Natale c'è n'è più di uno
    • pur essendo in tanti, partono pure prima del tempo
    • non sono invisibili, nè super-veloci, anche se sono molto furbi: si fanno passare per addobbi natalizi che ricordano (con ironia, pure, pensate all'umorismo dietro questa palese presa in giro!!) Babbo Natale (a volte anche in cordata, a sottolineare ancora più il loro spregio alla nostra intelligenza) calati giù dai balconi e dai tetti
  • non si può conoscere nulla e possiamo solo sapere di non sapere, etc. etc.
  • ...
Vi risparmio il resto, siamo quasi sotto Natale, siamo tutti un po' più buoni.

Resto, comunque, a disposizione per eventuali approfondimenti, non lasciatevi ingannare da falsi ragionamenti: Babbo Natale è vivo e sta bene.

Bye
    Depa
P.S.: Potrei prendere un Nobel per i contenuti scientifici di questo post, ma non fatene troppa pubblicità, ve ne prego, perchè nel periodo in cui consegnano i Nobel avrei intenzione di andare in ferie.

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sabato 15 dicembre 2007

Libbertà



Quanno m’accorsi d’esse prigioniero
Cor laccio ar piede in mano a un regazzino
Non c’ebbi che n’pensiero, de rivolà in giardino
[Er grillo zoppo - Trilussa]


Una volta, purtroppo, era più facile definire cosa fosse la libertà.
Forse perchè, quando si ha un piede straniero sopra il cuore, il peso si sente anche senza stare a pensarci.
Poi la situazione è migliorata e si è potuto distinguere tra la libertà da (beneficiario un popolo) e la libertà di (beneficiario il singolo).

Ci sta una libertà anche un po' più egoistica, un po' meno quando si usa lo stesso termine per scopi marketing, o per gridare il diritto di poter fotografare la privacy altrui, o per difendere la libertà di opprimere.

Tra gli estremi si posiziona, a mio modo di vedere, il software libero.

Il che ci riconduce (con un salto triplo degno del peggior telegiornalista che cerca di passare da un crudo fatto di cronaca nera alla rubrica settimanale di gastronomia) alla fine del post precedente, in cui accennavo al modello di business di un software libero come Daz Studio.

Ricordate che vi avevo minacciati di parlare di licenze Open Source e modelli di business?
Ricordate il finale di Hotel California, You can check out any time you like, but you can never leave? Fino a che punto siete veramente liberi di non cliccare sul link Leggi Tutto?

Credete che io possa riuscire mai ad annichilire ulteriormente la mia già scarsa immagine di scrittore, continuando con queste penosissime introduzioni?


Ricorderete certamente (non metto il link al post precedente perchè dovreste vergognarvi anche al solo pensiero di scherzare sulla possibilità di non averlo ancora letto) che il modello di business di Daz Studio e compagnia bella si basa sulla rivendita di modelli grafici 3D pre-realizzati (più o meno come qualche altro migliaio di siti di grafica, con la differenza che, essendosi creati loro il programma sono in vantaggio, perchè posseggono un forte catalizzatore e una forte leva marketing).

Diventa interessante, confrontarlo, molto brevissimamente, con altri modelli di business basati sull'Open Source (free as freedom, not price, ci rammentano fin da piccoli dalla Free Software Foundation (FSF)):
  • pubblicità/marketing (personale e per terzi - sempre basato sui grandi numeri)
  • consulenza/servizi/corsi sui propri ed altri prodotti (cross-selling, tenendo presente che, con l'Open Source si abilitano alcuni mercati - es.: le linee strategiche per l'e-government prevedono, al punto 6, un incremento la diffusione e la utilizzazione di soluzioni Open Source e da tempo esiste un osservatorio Open Source; per certi versi è come se l'Open Source venga a costituire una sorta di certificazione, simile a quelle della qualità - su quest'onda nasce il marchietto dell'OSI, che si propone internazionalmente per censire le varie licenze open source). Tra i vari modi di far pagare i servizi trovo interessante la proposta di proporre un supporto a contributo volontario, che potrebbe anche portare ad uno sviluppo Open Source ben più orientato e goal-driven (variante come minimo da indagare, direi - l'ho vista usare, almeno, da ATutor, un sistema per l'e-learning basato su GPL) [Consulting e Subscription Strategy]
  • dual licencing: per scopi commerciali, una licenza commerciale affianca quella open (così si 'vende' anche il prodotto e non solo i servizi collegati, da un lato risparmiando in marketing e sulla rete commerciale, rispetto ad un prodotto 'classico') [Dual Licence Strategy]
  • vendita di estensioni, moduli o, comunque, feature a valore aggiunto non presenti nella parte Open Source del prodotto (up-selling); facilitato dalla natura elettronico/informatica (non fisica) del prodotto
  • vendita di accessori o prodotti correlati: non solo libri, manuali e CD sull'argomento, ma anche magliette, tazze ed altri accessori di questo tipo
  • supporto volontario al servizio (particolarmente efficace per servizi di altissimo livello e con grandissimo seguito come quelli forniti da Sourceforge o dalla Wikipedia)

Casomai dovesse interessarvi approfondire questo primo riassunto, sopra, tra parentesi quadre ho indicato nomi di strategie utilizzati in un bellissimo (anche se un po' datato) articolo di IT Manager's Journal, che aggiunge anche le strategie di Optimization, Patronage, Hosted ed Embedded, decisamente più adatte (soprattutto la seconda) ad aziende di una certa dimensione e brand. Se vi avanza tempo, potrebbe interessarvi anche la presentazione di Tim O'Reilly relativa ai design pattern nei business model Open Source (non così fondamentale come altri testi dello stesso autore, peraltro).

Di fatto, il modello di business utilizzato da Daz si configura quasi come una vendita di estensioni: solo, mentre i moduli aggiuntivi di un prodotto si venderanno a pochi clienti selezionati, con costi relativamente elevati, le estensioni di questo tipo avranno come target la massa e potranno mantenere un prezzo basso.

Da notare che una variante interessante (non facilissima da applicare a prodotti impalpabili come quelli informatici e, in particolare ai modelli grafici, almeno in prima istanza) può essere quella di far leva sulla mania di collezionismo: si comprano pacchetti chiusi e si trovano, con diversa probabilità, oggetti 'confezionati' randomicamente (per chi avesse giocato a Magic the Gatheringo simili dovrebbe essere molto chiaro). Non ho esempi a questo proposito, non ne ho trovati, se ne conoscente segnalatemeli.

Con un modello di business basato sulla vendita di gadget o librerie, si evita pure il problema che mi sta capitando nel cercare di trovare un modo di affibbiare ad un mio sistema una licenza Open Source GPL v3 (la GPL è la licenza che più di tutte permette di supportare il dual licencing affiancando una licenza commerciale ad una Open Source e la versione 3 è particolarmente interessante per la compatibilità con altre licenze libere, Apache 2.0 in particolare e per la protezione nei confronti di chi volesse tentare di imporre eventuali brevetti su quanto è stato realizzato).

Forse vi sto per dire una banalità e vi annoierete (ma spero, invece, che vi cada la mascella per lo stupore come è capitato a me), ma mi è recentemente capitato di notare con disappunto che, sotto certe condizioni e pur utilizzando parti di software libero, è più facile rilasciare un prodotto software con una licenza commerciale che con la GPL.

Infatti le licenze, anche quelle libere, in quanto oggetti legali possono essere incompatibili tra loro, come ci ricordano i tipi della GNU (abbastanza ovviamente il link precedente è un approfondimento GPL-centrico: sarebbe interessante avere una sorta di matrice, tra le licenze più diffuse, ma non l'ho trovata).

Lo stupore cresce quando vi accorgete che le licenze di SUN non sono compatibili con la GPL.

Lo ridico in un altro modo: Java (di SUN - spiego dopo questa apparentemente curiosa precisazione) e GPL (fino al 13/11/2007) non potevano convivere.

Lo ridico ancora: Stallman si è espresso almeno due volte a proposito di quella che lui chiama Java Trap, tra il 2004 ed il 2006, evidenziando come programmi basati su Java (di SUN) non possano essere legalmente anche licenziati con la GPL.

Perchè la precisazione di prima (Java di SUN)? ne esistono altre? Certo, Java come specifica non pone vincoli, li pone la licenza con cui viene rilasciata l'implementazione. E la licenza di SUN, per quanto riconosciuta dalla fsf come libera, non è compatibile con GPL.

Le implementazioni alternative sono almeno 2: GNU Classpath, suggerito da Stallman ed il più recente Apache Harmony. Essendo implementazioni basate su licenze Open Source compatibili con la GPL, se riuscite a compilare il vostro sistema usando le loro librerie e compilatori, ok, siete salvi, potete rilasciare il vostro programma Java sotto GPL.

Purtroppo, allo stato attuale, sono implementazioni ancora parziali (per fare un esempio, il mio sistema non è ancora compilabile con questi due pacchetti - sto verificando come sostituire i metodi non implementati con altri, ma devo ancora capire bene se il gioco valga la candela).

Una breve parentesi: GNU Classpath si ferma alle specifiche della JDK 1.4, mentre Apache Harmony parte dalla compatibilità con la 1.5. Vedete voi cosa più vi serve (spero per voi che sia la 1.5 o la 1.6, ovviamente).
Inoltre con Apache Harmony potete farci sostanzialmente ciò che vi pare (licenza Apache 2.0), compreso commercializzare il vostro prodotto; con GNU Classpath, invece, non ne sono sicurissimo (il testo è ambiguo, la spiegazione sembra più possibilista - se riuscite a capirlo voi, con un ragionevole livello di certezza, fatemi un fischio): si basa su GPL (quindi, tutto ciò che tocca dovrebbe diventare GPL), ma con una eccezione che permette di linkare altri moduli, senza farli diventare GPL.

Certamente, lo so, l'ho detto prima, è inutile che continuiate a bisbigliare: esiste un'altra possibilità, dal 13/11/2007 Java è stato annunciato con licenza GPL (qualche commento di Goslin a questo proposito). Ne hanno parlato tutti, ci mancherebbe altro che fosse sfuggito un particolare così importante.

Purtroppo, almeno per i miei scopi, non va mica tanto bene. La scelta di SUN riguarda la licenza GPL v2, non la GPL v3. Ci sono, almeno, le seguenti controindicazioni:
- GPL v2 e GPL v3 sono incompatibili tra loro: quindi, tutta la parte relativa ai brevetti non sarebbe applicabile
- molto peggio, GPL V2 e licenza Apache non sono compatibili tra loro (mentre GPL v3 e Apache, sì): quindi non potrei utilizzare, nel mio sistema, tutte quelle belle librerie che uso
- ancora peggio: usando Java licenziato GPL v2 il vostro sistema diventerebbe GPL v2 anche lui e non sarebbe applicabile il dual licencing con licenza commerciale, non essendo il primo della cordata

Acc.... ma scusate, non ci sono programmi Java licenziati sotto GPL?
E come fanno? Ricevono lettere di cause dalla FSF in continuazione?
O so basano su zone grigie di interpretazione (tipo quella per cui, secondo l'Apache Foundation già la GPLv2 era compatibile con la licenza Apache 2.0, mentre secondo la FSF no)?

Vi devo chiedere di smetterla di deviare continuamente in parentesi inutili, e di cercare di concentrarvi sul punto fondamentale: come faccio a risolvere il mio problema?

Con lincenze BSD o MPL? No, troppo libere, io sono uno di quelli che 'non sopportano l'idea che altri possano vendere il mio sistema': anche un commerciale normodotato (cosa che io non sono, io sono la versione seria del signor Spock di Star Trek) potrebbe piazzare nel tempo libero il mio sistema e questo non mi potrebbe mai andare giù, dopo i miei inutili tentativi.
Prendendo spunto dalla GPL e aggiungendo varianti che permettano l'uso di librerie free? No, potrebbe essere complesso, non sono un legale, diventa un casino, ci vuole un attimo a sbagliarsi e a renderla troppo o troppo poco flessibile (pensate solo a quanto tempo e risorse ci hanno messo a variare la GPLv2 per farla diventare GPLv3).

Queste cose le dico per voi, per evitare che vi troviate con un bellissimo sistema (il più bello di tutti, ovviamente), basato su librerie Open Source, senza poter sfruttare la distribuzione free, perchè potreste rischiare di infrangere una o più delle licenze.
Non voglio che rischiate di dover rivedere le librerie di base del vostro sistema e di dover adattare parti del codice con ulteriore effort, a fronte di nessuna aggiunta in funzionalità (ulteriori costi, per voi), solo perchè non siete stati abbastanza lungimiranti all'inizio del progetto.
Non voglio rischiare io di rompermi le balle a leggere un lamento lungo un post sul vostro blog, scritto per sfogare il vostro disappunto e per chiedere inutilmente a Stallman e compagni se non sia il caso di ripensare un po' i vincoli della libertà, come già suggerito diverso tempo fa dallo stesso poeta con cui abbiamo iniziato questo post:

La libbertà [...]
se c'è chi la guida e la riduce
e l'incanala verso l'officina,
appena arriva smove la turbina,
diventa forza e se trasforma in luce.
[...]
Ma quanno l'acqua ha smosso ner cammino
una centrale elettrica o un mulino,
se canta o se barbotta, nun è male
lassaje un pò de sfogo naturale!
[La libbertà - Trilussa]

Bye
    Depa
P.S.: le mie scuse a Trilussa, per la leggera forzatura ed anacronismo dell'ultima citazione. Non credo di averne invertito o travisato completamente il senso, ma sono conscio di averlo allontantato un po' dall'originale intenzione.
P.P.S.: a Stallman e compagni: tranquilli, non sentitevi in obbligo di affrettarvi con un commento a questo post, la risposta la capisco da solo e comprendo la posizione, anche se la condivido solo parzialmente.
P.P.P.S.: prometto che smetto, ma non potevo non ricordare anche questa strofa, perchè su questo argomento non può che farmi bene anche un po' di autocritica:
La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione
[La libertà - Gaber]


[... continua ...] Leggi tutto